MIANO NAPOLI - ARTI FAMOSI

ARTISTI FAMOSI
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ARTISTI DI MIANO - NAPOLI

Il Maestro Raffaele Ciotola nasce a Napoli il 17 ottobre 1964, sostenuto da una madre attenta e sensibile che promuove i suoi studi, assecondando la sua indole artistica. Consegue il diploma di maturità artistica e quello di Maestro d'Arte all'Istituto Statale d'Arte "Filippo Palizzi" di Napoli nel 1983. Fin da giovanissimo si dedica alla pittura in modo professionale e, dopo aver esordito nel 1980 in occasione di una mostra collettiva nella sua città natale, proseguirà partecipando ad altre collettive e personali in numerose città italiane fino al 2002 (Piano di Sorrento, S.Anna a Napoli, Miano, Viterbo, Milano). Viene premiato dal prof. Franco Girosi, insigne artista napoletano del secolo scorso, con la medaglia d'oro alla Biennale Nazionale di Arte sacra a Torre del Greco nel 1980. Fondamentali per la sua formazione gli incontri con il prof. Franco Girosi e con l'artista Luigi Signore, considerato al momento tra i migliori scultori presepiali in Italia. Intraprende gli studi musicali, frequentando il corso di canto presso il Conservatorio di Napoli, ma l'incontro avvenuto a Roma nel 1987 con il maestro Renato Guelfi, cantante lirico e pittore, sarà determinante per la sua crescita professionale, tanto da portarlo ad esibirsi come cantante in alcuni teatri nazionali (Lecce, S.Maria di Leuca, Ronciglione, Villa Pignatelli a Napoli). Tra i riconoscimenti a lui attribuiti, si menzionano: la medaglia d'oro al Premio "La Triade", Palazzo Sormani - Sala del Grechetto - Milano; il diploma d'onore a S.Anastasia, Napoli. Al 2002 risale la mostra personale nella Tuscia, in occasione della quale espone per la prima volta alla Sala Anselmi di Viterbo. Il suo stile pittorico e la sua produzione si contraddistinguono per l'uso intenso del colore e per gli effetti chiaroscurali, esprimendo una libertà creativa ed un'energia vitale smisurata, senza nascondere emozioni forti ed eloquenti, lasciando a chi osserva una speranza, una luce, quella che conduce oltre la solitudine sfumando ruoli e convenzioni sociali. Infatti, dalla fine degli anni '90, la sua attività si concentra maggiormente su temi di attualità e risente dell'impegno civile speso contro l'omofobia e i comportamenti discriminatori, rendendosi propugnatore di messaggi anticonformisti, tuttavia ispirati da valori etici universali. Nel 2003 crea il movimento artistico "Stop Homoph Art" che si prefigge di diffondere la cultura del rispetto e della lotta contro l'omofobia. È così che ai paesaggi e alle visioni oniriche, a quelle ermetiche e metafisiche della prima fase, si sostituiscono opere di riflessione e giudizio, che vengono ben accolte dal pubblico e dalla critica, suscitando anche l'attenzione di Jean-Louis Cougnon, Capo Divisione presso la Direzione generale del Parlamento Europeo.
* Nel 2018 ha creato un secondo movimento artistico '' Rock Art Ciotola ''. Ha lo scopo di abbellire personaggi famosi di tutto il mondo in stile Rock, con rispetto e senza prenderli in giro. Lo stile è quello di tatuarli soprattutto dalle spalle verso l'estremità del collo per elevare il loro aspetto ai massimi livelli estetici.
L'artista attualmente vive a Orte - Viterbo

email: maestror.c@gmail.com


''COVID-19 ''

Opera d'arte dedicata alle vittime del Coronavirus.
Artista sui generis nel panorama dell’arte contemporanea italiana, Raffaele Ciotola è un pittore figurativo ma non realista. A lui non interessa la rappresentazione del vero, vuole esternare l’emozione o il sentimento che ha nel cuore in quel momento. Nella prima decade di marzo del 2020, a pochi giorni dallo scoppio del Coronavirus in Italia, il suo cuore grondava di dolore e di pianto per i martiri della terribile pandemia: quelli che si sono prima ammalati e poi deceduti e quelli che li hanno curati tra mille difficoltà anche a costo di rimetterci la vita. Parecchi di loro infatti, tra medici, infermieri e operatori sanitari sono morti. Un dramma nel dramma. A caldo Raffaele Ciotola ha sentito l’esigenza di realizzare il quadro, un olio su tela di juta, in ricordo di tutte le vittime del COVID-19 e di quanti si sono prodigati per contenere la devastazione del virus. Con questa opera l’artista esprime la sofferenza nel mondo, il dolore ma al tempo stesso la sua ricerca di contatto col mondo. COVID-19 è un’opera essenziale e composta ma ricca di significati. Sullo sfondo di un indecifrabile stanzone cupo e privo di dettagli, il dolore e la morte aleggiano in un lugubre silenzio. Anche il pavimento dove sono collocate tre lunghe file di bare è scuro. C’è un minimo di prospettiva, quanto basta perché qui non esiste il prima e il dopo ma tutto si svolge in contemporanea. Si tratta di una crocifissione che presenta molte analogie con l’iconografia classica di quella di Gesù Cristo. Una grande croce svetta in primo piano con sopra l’iscrizione COVID-19 al posto dell’acronimo I.N.R.I. Al posto di nostro Signore vediamo crocefissa una persona. Non è né donna né uomo: è un essere umano, simbolo di tutti gli operatori sanitari che si sono sacrificati durante la pandemia per salvare, no di certo l’umanità intera, ma sicuramente quanti erano finiti sotto le loro cure. La testa è reclinata sulla spalla destra e gli occhi aperti esprimono un’enorme tristezza e tanto sconforto. La tristezza di chi si è sentito impotente davanti a tanta sofferenza e lo sconforto di chi ha dovuto lottare contro il tempo e i mille ostacoli che si sono trovati a dover affrontare: di personale, di materiali, di medicine. Il corpo è dritto, non inarcato o incurvato come quello di Gesù. Rimane fisso, più ligneo della croce senza tradire alcuno spasimo di dolore. Le gambe non sono piegate e non si vede se i piedi sono incrociati e trafitti da un chiodo. Indossa il camice verde chiaro, tipica dei medici e infermieri ospedalieri, che ricopre braccia e gambe proprio come li abbiamo visti in televisione e al posto della corona di spine c’è una cuffia sul capo. Una mascherina bianca nasconde la bocca e il naso e uno stetoscopio pende attorno al collo. Le mani sono inguantate di plastica blu e nel loro palmo è conficcato un chiodo. Dalle due ferite fuoriesce un fiotto rosso di sangue che richiama il colore del virus in basso, rotondo come una palla, posto su una base triangolare di marmo bianco striato di grigio davanti ai piedi del crocefisso. Parrebbe un piccolo altare. La posizione di primissimo piano del globo virale e il suo colore rosso vivo non fanno altro che rafforzarne l’ immagine vincente. Infatti non è stato ancora sconfitto. Alla fine di tanta sofferenza però l’artista segnala un sintomo di speranza. Nel quadro, l’accostamento dei colori bianco rosso e verde richiama la bandiera italiana che ha simboleggiato, in questo triste periodo del nostro Paese, l’unità della popolazione che ha sopportato con grande dignità l’isolamento e la perdita dei propri cari. “Ho realizzato quest'opera per gratitudine, per paura e per non dimenticare che il male è sempre in agguato - spiega Raffaele Ciotola - Il mio corpo e la mente sono deboli. Ma intanto,faccio tutto il possibile per rispettare le regole di protezione di igiene e comportamento: tenersi a distanza, lavarsi le mani.......e cosi andiamo avanti”



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