L’abito sfarzoso, riccamente adornato, non è un tributo alla vanità terrena, ma una rappresentazione della trasfigurazione spirituale di Santa Rosa. L'artista sembra volerci mostrare che la vera santità non è solo un atto di umiltà, ma una trasformazione interiore che, davanti a Dio, manifesta una bellezza radiante e senza pari. Santa Rosa, come il fiore più bello di Viterbo, diventa così simbolo di una grazia che trascende ogni condizione umana, un simbolo della festa celeste e della gloria che la santità porta con sé.
La ricchezza dell’abito, che in un contesto più terreno potrebbe sembrare una contraddizione, assume in questo caso una valenza spirituale. Non è solo una decorazione superficiale, ma un modo per rappresentare la magnificenza e l'eleganza divina che avvolgono Santa Rosa nel momento della sua elevazione a santa. Ciotola, con questa scelta, ci invita a riflettere su come la santità, pur radicandosi nella vita terrena, abbia una dimensione trascendente, in cui ogni dettaglio si carica di significato e di luce. L'artista, quindi, non ha solo l'intento di celebrare Santa Rosa, ma di restituirle una forma che sia in sintonia con la sua nuova condizione spirituale.
L’uso delle gemme e dell’oro come simboli di luce e perfezione non è casuale. Le pietre preziose non sono solo elementi estetici, ma alludono alla trasparenza e alla purezza dell’anima, oltre che alla divinità che, in un’interpretazione cristiana, dona la santità. La luce che scaturisce da queste gemme sembra essere il riflesso di una presenza divina che ha reso Santa Rosa non solo una figura di culto, ma una vera e propria testimonianza visibile della gloria di Dio.
Dal punto di vista compositivo, Ciotola gioca sapientemente con il contrasto tra la materialità dell’abito e l'immaterialità della santità. La ricchezza visiva dell’opera non diventa un ostacolo alla percezione spirituale, ma un mezzo per esprimere l’ineffabile. L’arte, in questo caso, non si limita a rappresentare una figura storica, ma si fa veicolo di un messaggio profondo, che invita l’osservatore a guardare oltre la superficie e a cogliere la santità che si nasconde dietro ogni aspetto visibile.
L’opera di Ciotola si presenta come un incontro tra tradizione e innovazione, in cui l’artista non rinuncia a elementi iconografici tradizionali, ma li reinterpreta con una visione personale e profonda, arricchita da un linguaggio estetico che rispecchia la grandezza del messaggio spirituale. La Santa non è solo una figura di umiltà, ma una protagonista di un’epifania celeste, che sfida le convenzioni e invita alla riflessione sulla trasformazione che avviene davanti a Dio. Santa Rosa non è più solo la santa povera di Viterbo, ma la santa che, come ogni vera figura divina, è vestita di luce, grazia e bellezza.
In definitiva, l’opera di Ciotola non solo celebra Santa Rosa, ma propone una lettura della sua santità che va oltre il tradizionale, restituendo alla figura della Santa una dimensione di maestà e di luminosità spirituale. È un’opera che, con coraggio e originalità, invita a una meditazione profonda sulla santità come trasformazione e elevazione divina, un’opera che sfida le convenzioni senza mai tradire il cuore della tradizione cristiana.