SANTA ROSA DA VITERBO - ARTISTI FAMOSI

ARTISTI FAMOSI
Vai ai contenuti

''SANTA ROSA''

''IL FIORE DI VITERBO''


L’opera di Raffaele Ciotola dedicata a Santa Rosa da Viterbo è un’interpretazione audace e profondamente simbolica di una figura di grande rilevanza spirituale. Ciotola sceglie di raffigurare la Santa non nella sua tradizionale rappresentazione di umiltà e povertà, ma in una veste ricca di gemme preziose, come smeraldi, rubini e oro lavorato. Questa decisione, lontana dalle convenzioni iconografiche che associano la santità alla povertà materiale, si carica di un significato teologico profondo, invitando lo spettatore a vedere Santa Rosa non solo come un’umile figura storica, ma come una santa che, elevata alla gloria divina, irradia una bellezza celeste.
L’abito sfarzoso, riccamente adornato, non è un tributo alla vanità terrena, ma una rappresentazione della trasfigurazione spirituale di Santa Rosa. L'artista sembra volerci mostrare che la vera santità non è solo un atto di umiltà, ma una trasformazione interiore che, davanti a Dio, manifesta una bellezza radiante e senza pari. Santa Rosa, come il fiore più bello di Viterbo, diventa così simbolo di una grazia che trascende ogni condizione umana, un simbolo della festa celeste e della gloria che la santità porta con sé.
La ricchezza dell’abito, che in un contesto più terreno potrebbe sembrare una contraddizione, assume in questo caso una valenza spirituale. Non è solo una decorazione superficiale, ma un modo per rappresentare la magnificenza e l'eleganza divina che avvolgono Santa Rosa nel momento della sua elevazione a santa. Ciotola, con questa scelta, ci invita a riflettere su come la santità, pur radicandosi nella vita terrena, abbia una dimensione trascendente, in cui ogni dettaglio si carica di significato e di luce. L'artista, quindi, non ha solo l'intento di celebrare Santa Rosa, ma di restituirle una forma che sia in sintonia con la sua nuova condizione spirituale.
L’uso delle gemme e dell’oro come simboli di luce e perfezione non è casuale. Le pietre preziose non sono solo elementi estetici, ma alludono alla trasparenza e alla purezza dell’anima, oltre che alla divinità che, in un’interpretazione cristiana, dona la santità. La luce che scaturisce da queste gemme sembra essere il riflesso di una presenza divina che ha reso Santa Rosa non solo una figura di culto, ma una vera e propria testimonianza visibile della gloria di Dio.
Dal punto di vista compositivo, Ciotola gioca sapientemente con il contrasto tra la materialità dell’abito e l'immaterialità della santità. La ricchezza visiva dell’opera non diventa un ostacolo alla percezione spirituale, ma un mezzo per esprimere l’ineffabile. L’arte, in questo caso, non si limita a rappresentare una figura storica, ma si fa veicolo di un messaggio profondo, che invita l’osservatore a guardare oltre la superficie e a cogliere la santità che si nasconde dietro ogni aspetto visibile.
L’opera di Ciotola si presenta come un incontro tra tradizione e innovazione, in cui l’artista non rinuncia a elementi iconografici tradizionali, ma li reinterpreta con una visione personale e profonda, arricchita da un linguaggio estetico che rispecchia la grandezza del messaggio spirituale. La Santa non è solo una figura di umiltà, ma una protagonista di un’epifania celeste, che sfida le convenzioni e invita alla riflessione sulla trasformazione che avviene davanti a Dio. Santa Rosa non è più solo la santa povera di Viterbo, ma la santa che, come ogni vera figura divina, è vestita di luce, grazia e bellezza.
In definitiva, l’opera di Ciotola non solo celebra Santa Rosa, ma propone una lettura della sua santità che va oltre il tradizionale, restituendo alla figura della Santa una dimensione di maestà e di luminosità spirituale. È un’opera che, con coraggio e originalità, invita a una meditazione profonda sulla santità come trasformazione e elevazione divina, un’opera che sfida le convenzioni senza mai tradire il cuore della tradizione cristiana.

Storia

Santa Rosa da Viterbo, nata il 9 luglio 1233, fu una terziaria francescana venerata nella città di Viterbo, dove è celebrata il 4 settembre con il tradizionale trasporto della Macchina di Santa Rosa. Nonostante il desiderio di entrare nelle clarisse, fu respinta a causa della sua salute precaria. Dopo una guarigione miracolosa, si unì al terz'ordine francescano, predicando contro i catari e sostenendo il Papa nella lotta tra guelfi e ghibellini. Esiliata con la famiglia per ordine del podestà di Viterbo, si rifugiò a Soriano nel Cimino e poi a Vitorchiano. Sopravvisse miracolosamente a un incendio e predisse la morte dell'imperatore Federico II. Tornò a Viterbo e morì nel 1251, a soli 17 anni. Il suo corpo, riesumato incorrotto, fu trasportato nella chiesa di San Damiano, ora Santuario di Santa Rosa, commemorato ogni anno con il trasporto della macchina di Santa Rosa.



Il Maestro Raffaele Ciotola nasce a Napoli il 17 ottobre 1964, sostenuto da una madre attenta e sensibile che promuove i suoi studi, assecondando la sua indole artistica. Consegue il diploma di maturità artistica e quello di Maestro d'Arte all'Istituto Statale d'Arte "Filippo Palizzi" di Napoli nel 1983. Fin da giovanissimo si dedica alla pittura in modo professionale e, dopo aver esordito nel 1980 in occasione di una mostra collettiva nella sua città natale, proseguirà partecipando ad altre collettive e personali in numerose città italiane fino al 2002 (Piano di Sorrento, S.Anna a Napoli, Miano, Viterbo, Milano, Portogallo,). Viene premiato dal prof. Franco Girosi, insigne artista napoletano del secolo scorso, con la medaglia d'oro alla Biennale Nazionale di Arte sacra a Torre del Greco nel 1980. Fondamentali per la sua formazione gli incontri con il prof. Franco Girosi e con l'artista Luigi Signore, considerato al momento tra i migliori scultori presepiali in Italia. Intraprende gli studi musicali, frequentando il corso di canto presso il Conservatorio di Napoli, ma l'incontro avvenuto a Roma nel 1987 con il maestro Renato Guelfi, cantante lirico e pittore, sarà determinante per la sua crescita professionale, tanto da portarlo ad esibirsi come cantante in alcuni teatri nazionali (Lecce, S.Maria di Leuca, Ronciglione, Villa Pignatelli a Napoli). Tra i riconoscimenti a lui attribuiti, si menzionano: la medaglia d'oro al Premio "La Triade", Palazzo Sormani - Sala del Grechetto - Milano; il diploma d'onore a S.Anastasia, Napoli. Al 2002 risale la mostra personale nella Tuscia, in occasione della quale espone per la prima volta alla Sala Anselmi di Viterbo. Il suo stile pittorico e la sua produzione si contraddistinguono per l'uso intenso del colore e per gli effetti chiaroscurali, esprimendo una libertà creativa ed un'energia vitale smisurata, senza nascondere emozioni forti ed eloquenti, lasciando a chi osserva una speranza, una luce, quella che conduce oltre la solitudine sfumando ruoli e convenzioni sociali. Infatti, dalla fine degli anni '90, la sua attività si concentra maggiormente su temi di attualità e risente dell'impegno civile speso contro l'omofobia e i comportamenti discriminatori, rendendosi propugnatore di messaggi anticonformisti, tuttavia ispirati da valori etici universali. È così che ai paesaggi e alle visioni oniriche, a quelle ermetiche e metafisiche della prima fase, si sostituiscono opere di riflessione e giudizio, che vengono ben accolte dal pubblico e dalla critica, suscitando anche l'attenzione di Jean-Louis Cougnon, Capo Divisione presso la Direzione generale del Parlamento Europeo.

* L'opera d'arte "Italia contro il razzismo" dedicata alla lotta al "razzismo" che è stata apprezzata per corrispondenza dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

* ''San Bonaventura da Bagnoregio'' l'opera è esposta nella Concattedrale dei Santi Nicola, Donato e Bonaventura - Bagnoregio - Viterbo.

* L'opera d'arte ''La Madonna di Fátima'' è UFFICIALMENTE entrata a far parte della COLLEZIONE del Museo di Fatima.

Email: maestror.c@gmail.com

Torna ai contenuti